Il senso del tempo perduto
Ormai ho perso la struttura del tempo.
Tempo durante la giornata, che questi device iperconnessi ci moltiplicano a dismisura, tra il tablet con whatsapp, il portatile con Zoom, le chiamate al cellulare. A volte tre cose contemporaneamente che-tanto-metti-in-pausa il microfono e la telecamera e nessuno dall’altra parte vede cosa fai.
Tempo durante la settimana, perchè oggi è venerdì ma chi lo sa se oggi è veramente venerdì? Purtroppo comprendo esattamente solo ora le scene dei film dove vedi chi sta in un luogo chiuso fare tanti segni sul muro, uno per ogni giorno che passa, per poi tirare un segno diagonale sui sette segni della settimana. Ecco, oggi il segno mi dice che è venerdì. Speriamo di aver segnato i segni giusti.
Infine ho perso il tempo dell’anno. Dodici giorni dall’inizio della Primavera, ma nessuno di noi la sta vivendo. Chissà se è proprio Primavera. Lo vedo dall’app meteo quanto gradi ci sono fuori e se sarebbe bello starci, fuori. Adesso che mi rendo conto che in realtà ho perso la struttura di tre tempi, non solo del tempo.
L’emergenza ha appiattito tutti questi tempi.
Forse, forse, è la relazione – che ora non abbiamo – a creare i tempi?
E’ la relazione con i colleghi a creare il tempo del giorno? E’ la relazione vera con gli affetti, gli amici, le persone a creare la settimana? E’ la relazione con il mondo a creare il tempo della Primavera, delle stagioni? Forse sì. Anzi, credo proprio di sì.
Ho perso il senso del tempo perché ho perso le relazioni, belle o brutte che siano. Un virus minuscolo che rompe le relazioni, che creano il tempo.
Un virus minuscolo capace di distruggere l’unica cosa che crea tutto il resto, la relazione. Con gli altri, con il mondo. E, sotto sotto, sta anche penetrando così tanto dentro di noi, quel virus, da cominciare a rovinarci anche la relazione che abbiamo con noi stessi, con la progressiva diminuzione di serenità, ad esempio.
Qual è quindi il senso del tempo perduto? Il senso che in realtà il tempo è creato dalla più potente delle cose: dalla relazione.
Questa dovremmo ricercare, non appena tutto sarà finito. Su quella si basa il tempo, e sul tempo si basa la curiosità di viverlo, e sulla curiosità di viverlo si basano le emozioni, e sulle emozioni si basa la felicità della vita.
In fin dei conti, quel maledetto piccolo virus ci fa capire la vera importanza della vita, la vera essenza del tutto, che è lo scambio che la relazione crea. E’ quell’energia che crea tutto il resto.
Virus piccolo permettendo.
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