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Sui silenzi. E sulle parole

Per qualche giorno sono stato in luoghi di silenzio. Scelti con cura. Distanti dal chiasso delle nostre città. Dal lavoro. Dalla tentazione del wi-fi e dei social. Dalle parole assordanti che ogni giorno sentiamo, spesso a vanvera, spesso senza un ragionamento dietro, perché – a pensarci – i ragionamenti sono complicati da fare. Serve tempo. Ma serve soprattutto il silenzio. E la capacità di stare soli con noi stessi.

Lo cerchiamo raramente questo silenzio. Forse perché non siamo più abituati. In fin dei conti la vita moderna fa di tutto perché non ci sia silenzio, introducendo nuovi strumenti affascinanti ogni giorno proprio allo scopo di essere sempre in contatto. E quindi comanda lei – la modernità – il tempo e il silenzio. Non noi.

Stavo quindi scrivendo un post sul silenzio. Sarebbero bastate immagini scelte con cura. Di quelle che portano direttamente dentro di noi le emozioni dei luoghi.

Ma qualcosa non andava. Non possiamo vivere solo di silenzi – come è possibile? – , ma viviamo anche di parole. Così quanto cerchi “qualcosa”, quel “qualcosa” compare.

Oggi leggo un bellissimo articolo su uno di quei siti improbabili per cui non sai come fai a arrivarci. Il link è questo: https://www.ndtv.com/offbeat/what-happened-when-albert-einstein-met-charlie-chaplin-2267014

Einstein da tempo voleva incontrare solo una persona durante il suo soggiorno americano. E questa persona era Chaplin. Talmente affascinato dalla sua arte e da come poteva catturare il mondo con film che – all’epoca – erano senza parole o suoni. Film muti appunto.

L’incontro avvenne nel 1931 alla prima di City of Lights (immagine tratta da ndtv.com).

Il sintetico scambio che i due ebbero fu il seguente:

Einstein: ‘What I most admire about your art, is your universality. You don’t say a word, yet the world understands you!’
Chaplin: ‘True. But your glory is even greater! The whole world admires you, even though they don’t understand a word of what you say.’

C’è qualcosa che accomuna le persone con genialità, che va oltre la loro arte o la loro scienza. Forse è la semplicità delle verità che affermano. Sta di fatto che le ragioni di entrambi sono assolutamente vere: Einstein cercava il silenzio e ammirava chi riusciva con il silenzio a catturare il mondo. Chaplin capiva che i messaggi vanno oltre le parole che pur sono necessarie.

Viviamo di silenzi e parole. Sembrano parole in contraddizione. Se non fosse che le stesse parole, per essere comprese, hanno bisogno dei minuscoli silenzi che le intervallano. Senza quei minuscoli silenzi, proprio faremo una fatica pazzesca a capirci.

La verità è che silenzi e parole devono comporre il nostro mondo. Perchè entrambe sono portatrici diverse di strumenti per comprenderlo, quel mondo. Forse la vera questione sta nel non vivere agli estremi. Che per noi altro si traduce in un mondo solo di parole. Quel mondo incapace di dare il tempo a quei silenzi che servono a comprenderlo.

Mondo che è sempre fatto di silenzi e parole.

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