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Tempo di vacanze. Se usi Google Maps e i suoi fratelli, meglio sapere alcune cosette…

Tutti, o quasi, stiamo utilizzando un’app come Google Maps per pianificare gli spostamenti per una vacanza o per lavoro o, anche, per capire gli orari dei mezzi pubblici da utilizzare in città. Il servizio è gratis, l’app è gratis, risponde in tempo reale, ci guida lungo le strade. Alcune app evitano i rallentamenti, ci eliminano lo sforzo di capire dove girare, a chi chiedere indicazioni. Sembra tutto molto bello.

C’è forse qualcosa che non va?

In effetti, nel loro utilizzo si nascondono diverse insidie che è meglio conoscere. Sono essenzialmente due cose: i costi (perché ci sono costi elevatissimi talvolta) e la privacy (perché i tuoi dati servono… soprattutto a loro).

Ma quanto mi costa? Tantissimo, se non stai attento

Recentemente sono andato a visitare il museo del Petrarca ad Arquà Petrarca: si tratta di un pilastro della letteratura mondiale, a due passi da Verona. Quale strada prendere non è un problema, poiché esiste Google Maps.

Così ho effettuato la ricerca, inserendo “Monselice” come destinazione finale, visto che la famosa città murata, vicina ad Arquà Petrarca, nasconde passeggiate di una ricchezza assoluta, come la via delle 7 chiese. Ecco il risultato di Google Maps.

Ad occhio ho subito notato diverse cose: la prima è che il percorso che Google Maps segna come il più rapido – e consigliato – è quello più lungo visivamente; sono esattamente 114 chilometri da percorrere in 1h e 16 minuti. Il secondo percorso, con 5 minuti in più di percorrenza, ha ben 40 chilometri in meno. Stavo per seguire il percorso consigliato quando mi sono chiesto se valesse la pena per 5 minuti in meno percorrere 40 chilometri in più.

Quanto mi sarebbero costati quei chilometri?

Quel conto l’ho fatto ricorrendo alle cosiddette Tabelle ACI, standard utilizzato dai professionisti per richiedere il rimborso dell’utilizzo della propria auto all’azienda. Per inciso, includono i costi di consumo dei pneumatici, della benzina, delle parti meccaniche, eccetera: sono circa 70 centesimi al chilometro per un’auto media a percorrenza annua media. A questi sono da aggiungere i costi dell’autostrada: altri 7 euro.

Google Maps e i suoi fratelli come Mappe di Apple o Waze (software open ma sempre di Google) mi fanno spendere circa 35 euro in più con quel tragitto. Se considerassi solo i costi vivi della benzina e del pedaggio, comunque spenderei in più circa 12 euro.

Tutti questi costi sono da raddoppiare, perchè rifarò la medesima strada per ritornare. Per 10 minuti di risparmio (tra andata e ritorno) spendo dai 24 euro (solo costi vivi benzina e pedaggio) ai 70 euro (tutti i costi) in più.

Val la pena per 10 minuti?

Ogni App ha opzioni per evitare strade a pedaggio o per seguire il percorso più breve. Queste opzioni non sono attivate di default, in genere. Quindi il risultato che otterremo è sempre il più rapido. Nel mio caso anche il più costoso, e di tanto.

Ho trovato una sola applicazione che dà una indicazione dei soli costi vivi per ogni percorso: si tratta del sito viamichelin.com che calcola i costi esattamente tarati sulla propria auto. Non computa i costi ACI, ma è un passo avanti.

Quindi, attenzione a prendere il primo risultato come vero: potrebbe essere il più costoso, e di tanto. Settanta euro, o ventiquattro tra Verona e Monselice me li spendo in altro modo.

I miei dati sono solo miei? No!

Ormai più nessuno fa caso ai documenti di privacy per i quali serve cliccare ok per andare avanti. Cosa ci sia scritto lì dentro non importa: noi vogliamo quel servizio, quindi premiamo ok.

Tuttavia, ci sono delle insidie pericolose.

Ad esempio, sapete come fa Google Maps a notificarci che c’è un rallentamento o addirittura c’è un blocco totale del traffico, magari per un incidente? Lo fa prendendo istante per istante la nostra posizione mentre usiamo l’App, analizzando la nostra velocità in relazione ai limiti di quella strada che sto percorrendo (se sono in autostrada è vado ai 50 all’ora significa che c’è un rallentamento). Se più persone viaggiano alla medesima velocità ridotta su quel tratto, allora l’App indica che c’è un rallentamento. Figo, no?

Sì. Ma ad un prezzo.

Vi è mai capitato che dopo un po’, diciamo qualche ora, o qualche giorno, vi appaia su un social un messaggio tipo “Abbiamo notato che recentemente hai visitato Monselice. Qual è stata la tua esperienza? E’ importante per gli altri. Dai un voto da 1 a 10”. Figo anche questo, no?

Insomma. Questo significa che la mia posizione non è stata usata solo per Google Maps, ma anche per altro. Perché? Molto semplice, basta leggere questo documento https://www.google.com/intl/it/help/terms_maps/ e il punto 4 in particolare.

Contenuti dell’utente in Google Maps/Google Earth. I contenuti caricati, inoltrati, archiviati, inviati o ricevuti tramite Google Maps/Google Earth da parte dell’utente sono soggetti ai Termini di servizio di Google, compresa la licenza inclusa nella sezione rubricata “Autorizzazione a utilizzare i contenuti dell’utente”.

E seguendo i Termini di Servizio e diversi altri link si arriva finalmente ad un documento (https://www.gstatic.com/policies/privacy/pdf/20200331/acec359e/google_privacy_policy_it_eu.pdf) che ci dice cosa succede, in mondo molto e troppo generale, ai nostri dati.

Raccogliamo dati per offrire servizi migliori a tutti i nostri utenti, ad esempio per capire elementi fondamentali come la lingua che parli oppure elementi più complessi come quali annunci potrebbero esserti più utili, le persone che potrebbero interessarti di più online o quali video di YouTube potrebbero piacerti. Le informazioni raccolte da Google e il modo in cui esse vengono utilizzate dipendono da come utilizzi i nostri servizi e da come gestisci i controlli per la privacy.

Ecco perchè navigando ci appare quella pubblicità del prodotto che proprio volevamo, della vacanza che proprio cercavamo.

Ben inteso: quel documento lo abbiamo accettato noi, per avere quel servizio gratis. Le App sono tutte diverse tra loro, quindi servirebbe leggere bene come trattano i nostri dati e che, forse, potrebbero vendere ad altri per pubblicità. Forse. La cosa però è complessa, e forse non ci interessa più di tanto. Vogliamo un servizio efficace e gratis.

Sia che si tratti di seguire senza pensarci tanto i consigli sul tragitto più veloce, in questo caso paghiamo noi direttamente, sia che utilizziamo le App, in questo caso paghiamo indirettamente.

L’importante è sapere che il prezzo da pagare c’è.

Tutto qua.

Immagina di copertina da: http://www.turismoletterario.com/blog/arqua-e-i-colli-euganei-sulle-tracce-di-francesco-petrarca/

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