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Il mondo chiede più Gentilezza. Dall’uomo-con-l’auto-grossa, a Dante e Biancaneve

L’uomo-dell’auto-grossa si fermò immediatamente. Scese lasciandola in mezzo alla strada, incurante della fila di automobili che dietro si formava via via. Con fare minaccioso si diresse verso di me: “che cavolo vuoi?”

“Francamente nulla – risposi – Volevo solo dirle che mi è passato praticamente sopra i piedi a tutta velocità, cosa che non dovrebbe fare in questa piccola stradina del centro storico”. Il suo viso divenne teso, le vene del suo collo si gonfiarono come un fiume in piena. Se avesse avuto una pistola mi avrebbe sparato.

Mi urlò in faccia: “lei è un pezzente, guardi com’è vestito, guardi le sue scarpe da quattro soldi, io guadagno cinquecento euro l’ora e sto perdendo un sacco di soldi a discutere con lei. Invece di perdere tempo a fermare gente che lavora sodo come me, nella vita doveva studiare, così da imparare a farsi un po’ i cazzi suoi”.

L’uomo-dell’auto-grossa risalì sull’auto e sparì a tutta velocità dalla mia vista.

C’erano due o tre cose che mi avevano sorpreso: la prima era che credevo di avere delle scarpe di buona qualità. La seconda era che mi pareva di aver studiato abbastanza nella vita, con un dottorato in robotica studiando anche in Australia che mi ha dato un sacco di soddisfazioni umane, scientifiche e culturali. L’ultima cosa, la più importante, era la sua mancanza di gentilezza. L’uomo-dell’auto-grossa poteva semplicemente chiedere scusa. Con gentilezza. E se proprio proprio pensare che forse io avevo studiato più di lui, se la voleva mettere su quell’aspetto. Infine, le mie scarpe erano ottime anche se costavano un decimo delle sue.

Il mondo chiede più gentilezza?

Sarà la mia età, sarà appunto come va il mondo di questi tempi, ma sto passando quel periodo della vita dove metto al primo posto alcuni termini come gentilezza, lentezza, leggerezza, bellezza. Forse sarà anche perché la parabola dell’esistenza ci riporta indietro, e un po’ alla volta si ridiventa bambini, si va a quei momenti densi di pura felicità, di un mondo infinito, di potenzialità infinite. Densi di gentilezza, lentezza, leggerezza e bellezza, appunto.

Credo che almeno il mio mondo chieda più gentilezza. E forse lo chiediamo un po’ tutti. Ma cosa esattamente ho imparato dall’uomo-con-l’auto-grossa? E cosa non ha imparato lui?

Gentilezza contagiosa

Ho un bellissimo ricordo di mia nonna Elisabetta che ha vissuto le due guerre del secolo scorso prima da bambina e poi da madre di dieci figli. Era un pozzo di saggezza e di riflessioni profonde, forgiate su stenti e dolore. Poche parole che ti chiarivano aspetti della vita complicati, quasi inestricabili. Una di queste riflessioni era sulla gentilezza. Mi diceva che la gentilezza era contagiosa: “se la fai per primo, contagi gli altri”. Non ricordo bene se utilizzava il verbo “contagiare” ma in questo periodo della storia del mondo è un verbo che rende bene l’idea. Mia nonna approverebbe.

Abbozzo una prima riflessione: forse l’uomo-dall’auto-grossa non era stato contagiato dalla gentilezza? Non l’aveva certamente lui, ma forse non ha mai avuto nessuno vicino che gliel’ha raccontata. Questo è per lui il vero dramma.

Ho cercato la definizione di gentilezza. Ma nonostante cinquecentoventicinquemila risultati di Google nessuno mi ha soddisfatto. Troppo sintetiche quelle definizioni. C’è da agire in modo diverso. Forse quando si parla di virtù e sentimenti serve andare a cercare nell’arte la loro vera essenza? Ho preso due esempi di arte: la letteratura e la cinematografia.

Dante e la gentilezza

Nel 2021 a Verona ci sarà la ricorrenza dei 700 anni di Dante, vedi il link http://www.danteaverona.it con le celebrazioni già iniziate da qualche settimana. Dante lo sto riscoprendo. Non era il mio mito durante gli studi, lo ammetto, ma ora mi è molto più simpatico. Dante ha infiniti spunti sulla vita e sull’esistenza. E, nondimeno, ha interessanti riflessioni sul termine “gentilezza”.

Cito dall’Enciclopedicità Dantesca:

In particolare occorre ribadire che gentilezza è per Dante è sinonimo di “nobiltà” e questa è in tutte cose perfezione di loro natura. Per il poeta è escluso che gentilezza possa essere determinata dal sangue, dalla stirpe, dalla ricchezza. … E’ gentilezza dovunqu’è vertute, / ma non vertute ov’ella. Gentilezza è dunque il possesso di una serie di virtù morali, intellettuali e spirituali

Enciclopedia Dantesca

Quindi essere gentili significa avere un insieme di virtù che toccano tutte le dimensioni della vita. Non si può essere gentili se non avendo una certa moralità, un intelletto che abbia rispetto, e una spiritualità capace di sostenere quella gentilezza.

Interessante anche verificare che secondo il Sommo Poeta l’uomo-dall’auto-grossa non ha ereditato per la sua ricchezza le virtù, in particolare quella della gentilezza.

Di più. La gentilezza non va mai da sola ma è un insieme che raccoglie tantissime cose. Gentili si è, quindi, quando si ha quell’insieme di cose.

Walt Disney e la gentilezza

Seicento anni dopo Dante, nasce un nome che diventerà leggenda: Walt Disney. Una sua opera leggendaria è il cartone Cenerentola, dove ritroviamo un passaggio sulla gentilezza.

Sii gentile e abbi coraggio”, ha sussurrato la madre di Ella prima di morire, lasciando la povera figlia nelle mani di una matrigna e due sorellastre che l’avrebbero presto ribattezzata Cenerentola.

dal film Cinderella, Walt Disney

La mia sorpresa è che in punto di morte le uniche due cose che si dice ad una figlia sono la gentilezza e il coraggio. Devono essere sufficienti per affrontare il mondo, evidentemente. Solo due cose. Ma forse quelle due cose sono indice della presenza di altre, come il Sommo Poeta ci ha insegnato.

Ma la madre di Cinderella dice anche un’altra cosa non evidente: se le uniche benedizioni che le dà riguardano l’essere gentili e coraggiosi, quelle virtù sono molto preziose, e una cosa preziosa è rara. la gentilezza e il coraggio sono rare?

Cosa ho imparato dall’uomo-dall’auto-grossa? E cosa non ha imparato lui?

Parlando di automobili, mi capita spesso di immettermi in una strada che è estremamente trafficata. Di norma nessuno ti lascia lo spazio per passare. Abbiamo tutti fretta. Il lavoro, la famiglia, la casa, gli affari.

Ma se alzo la mano ringraziando prima di entrare, allora l’auto in procinto di arrivare si ferma con gentilezza. Pare un miracolo per noi automobilisti italiani sempre pronti a partecipare a gare di formula 1 e a non fermarsi sulle strisce per far passare i pedoni.

Ringrazio con gentilezza. E vedo quel guidatore sorridente. Sono sicuro di aver sparso quel contagio. Non di una malattia, ma di un modo di vivere la quotidianità in modo diverso.

Quello che non ha imparato l’uomo dall’auto grossa, invece, è l’accorgersi che c’è un mondo fuori più ricco della cecità della sua rabbia. Lui è quello che deve imparare, dottorato o non dottorato. Ha pure perso un’occasione per farsi dare la marca delle mie scarpe che, per inciso, sono ottime.

Sarà per la prossima volta. Se lo chiederà con gentilezza.

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