Millenials veronesi e smartphone oltre ogni limite. E papà e mamma non sanno che fare.
Le indicazioni c’erano già da tempo: lo smartphone tra i millenials (nati dal duemila in poi) è il dispositivo più utilizzato, più del Pc, più della Tv. Ma nuovi dati (veronesi) si spingono ancora più in là: l’uso è diventato ab-uso e non sembra esserci freno anche di notte. Sono (siamo) nei guai?
Proprio stamattina, due giornali veronesi (L’Arena e Il Corriere di Verona) pubblicano una intera pagina dai titoli molto gravi: il Corriere “Millenials e Smartphone, tutti connessi (anche la notte). L’anello debole sono i genitori”, mentre L’Arena “Social antisolitudine per 7 giovani su 10”. I titoli sono abbastanza chiari.
Il Corriere spiega che “la ricerca svolta tra aprile e novembre dello scorso anno, ha interessato 1.314 alunni di tredici istituti di città (NdR. Verona) e provincia di età compresa tra gli 11 e i 17 anni, possiamo dire che il 99,3% degli studenti veronesi è connesso» ammette il sociologo docente universitario Riccardo Giumelli, con la collaborazione dell’Ufficio scolastico provinciale e dell’Aiart.”

C’è una vera e propria classifica sui social: Facebook è fermo al 27% mentre Whatsapp e usatissimo (96%) e Instagram è al 71%. Ed entrare nei gruppi Whatsapp per i millenials è una vera e propria sfida: starne fuori significa esclusione dal gruppo. Un po’ come per noi (pre millenials di molto) quando quella compagnia non ci faceva entrare o non venivamo scelti dai nostri “amici” per giocare nella squadra di calcio.
Purtroppo l’uso dei social non si limita al giorno, ma secondo L’Arena e il Corriere “Ormai il 99,3% dei ragazzi che hanno raggiunto i 14 anni è connesso. Il 67% utilizza i social da solo in camera sua. «Siamo di fronte al cosiddetto fenomeno del vampiring – ha ricordato il sociologo-. L’utilizzo del cellulare aumenta nelle ore notturne. Più di un giovane su due ha ammesso di essere rimasto sveglio fino a tardi sui social pur sapendo di doversi alzare presto per andare a scuola»”.
L’anello debole pare proprio essere quello dei genitori che non mettono in pratica il loro diritto di dare regole, anche se antipatiche, e si fidano dei loro figli adolescenti. E qui nasce poi il problema opposto: i figli si sentono liberi di fare ciò che credono, e possono entrare con un certa facilità nel mondo del Cyberbullismo o del Sexting (foto o commenti erotici). E maschio e femmina non fa differenza.
In realtà “I giovani chattano senza dirsi nulla di particolare, semplicemente praticando una modalità per stare in contatto continuo con saluti e faccine. Dietro tale pratica si cela un problema di percezione della propria solitudine“
Hanno perso il senso del limite, limite che poi riappare nei recenti scandali di Facebook con i dati utilizzati per scopi non preventivati (politico ad esempio). Troppo sfuggente questo mondo per tutti, genitori compresi.
Il sociologo dà qualche suggerimento ai genitori su l’Arena: “ci sono app che permettono di disconnettere i cellulari a una determinata ora, e bisognerebbe educare i figli a lasciare lo smartphone fuori dalla camera da letto”.
Ma millenials o pre millenials vale la medesima regola: genitori fate (facciamo) i genitori. Punto.
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