Rivoluzione alle scuole superiori. I ragazzi potranno seguire insegnamenti a scelta.
Spesso il confronto con i sistemi scolastici di altri Paesi europei può essere impietoso (vedi link), scuole ed università compresi. C’è un grado di flessibilità che i nostri istituti non hanno se non in piccola parte, come ad esempio un ragazzo di un liceo classico che voglia seguire un potenziamento matematico, oppure un liceo scientifico dove si possa insegnare cinese, oppure greco. Fino ad ora. Perché con la riforma della “Buona Scuola” tutto ciò sarà possibile da questo anno scolastico.
Il sole 24 ore di qualche giorno fa, infatti, poneva questa domanda: “È vero che le scuole superiori quest’anno nel proprio piano per l’offerta formativa (il «Pof») dovranno inserire insegnamenti opzionali a scelta degli alunni?”
In definitiva si tratta di capire se gli istituti scolastici potranno/dovranno istituire nuovi corsi opzionali per chi li vuole.
Si possono introdurre materie e attività aggiuntive per arricchire il curriculum dello studente che ora è praticamente fisso a livello nazionale (tranne una quota di “potenziamenti” che alcuni istituti già offrono): cioè, in pratica, tutti i licei classici hanno più o meno le stesse materie con le medesime ore. Dall’inizio dell’anno scolastico non sarà più così in modo molto più evidente. In pratica, una scuola si differenzierà da un’altra in modo molto più netto. E sarà l’inizio di un confronto sui contenuti.
«Con la riforma si fa un passo avanti – riporta il Sole 24 Ore -, introducendo, sulla scorta delle principali esperienze internazionali, un terzo livello di curriculum, più flessibile – spiega Carmela Palumbo, direttore generale del ministero dell’Istruzione per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione -. Le scuole, nel proprio Pof, dovranno prevedere nuovi insegnamenti a scelta dello studente. Un esempio? Al liceo classico si potranno fare corsi aggiuntivi di matematica o di cinese, che saranno pensati per singoli, ma anche per gruppi di alunni».
Come sarà possibile tutto ciò? Il Sole 24 ore lo spiega molto bene.
“Questi insegnamenti aggiuntivi verranno realizzati essenzialmente grazie ai nuovi docenti dell’autonomia (assegnati all’istituto sulla base dei piani triennali dell’offerta formativa); diventano parte integrante del percorso scolastico del ragazzo e sono restituiti dalla scuola, appunto, nel curriculum dello studente, che ne individua il profilo e raccoglie tutti i dati utili anche ai fini dell’orientamento e dell’accesso al mondo del lavoro. In altre parole, in questa “carta d’identità” dell’alunno si metterà nero su bianco il percorso degli studi, le competenze acquisite, le eventuali scelte degli insegnamenti opzionali, le esperienze formative per l’alternanza scuola-lavoro e le attività, svolte in ambito extrascolastico, culturali, artistiche, di pratiche musicali, sportive e di volontariato.
Il curriculum dello studente verrà associato a un profilo digitale a disposizione delle singole scuole e dovrà essere trasmesso al ministero dell’Istruzione. I dati del ragazzo saranno quindi accessibili tramite il portale online del Miur e pertanto la procedura e il trattamento dei dati personali dovranno avvenire nel totale rispetto della privacy.”
In pratica, chi sta entrando nel triennio (secondo biennio + anno finale) cominci a richiedere al proprio istituto come si sta muovendo.
Si tratta di un dovere delle scuole. Non di un piacere. Ed è meglio approfittarne, perché il resto del mondo già funziona così da un pezzo.
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