Parigi. L’uomo tra Dio e i Kalashnikov. Post sugli Angeli. Tre.
A Parigi, a Madrid, a Londra, a New York l’uomo ha scelto tra Dio e i Kalashnikov, tra il bisogno di trascendenza e la barbarie pura, tra l’ordine assoluto e il disordine assoluto. E’ stata sempre e solo una questione di scelta: rimanere nella barbarie o trovare l’Ordine.
A quel “sempre“, però, si contrappone un altro “sempre”: sempre gli uomini, in diversi tempi e luoghi hanno cercato di elevarsi dalla legge dei Kalashnikov per trovare “altro”. Non importa se Ebrei, Cristiani, Indiani, Celti o Greci. La parola importante anche qui è “sempre“.
E gli schemi di questo “sempre”, per elevarsi dal disordine e trovare l’Ordine, comunque lo si identifichi, pare che coincidano incredibilmente.
Mi pare interessante partire dalla Kabbalà ebraica.
Nell’ebraismo (e cristianesimo) sono “nove più una” le mediazioni divine verso il mondo, identificate con il termine Sephiroth, forze energetiche intelligenti. La loro maggiore o minore distanza dal divino crea una gerarchia.
Nel cristianesimo quel termine ebraico, Sephiroth, è tradotto con un altro termine, “coro angelico” dove il termine “coro” significa “insieme di esseri o di cose che si muovono secondo un certo ordine e leggi”.
Forse abbiamo già sentito i nomi dei “nove più uno” cori: Serafini, Cherubini, Troni, Dominazioni, Potenze, Virtù, Principati, Arcangeli (non sono gli Arcangeli come li intendiamo – si tratta del nome di questo coro), Angeli (idem). L’ultimo coro è quello delle Anime Glorificate, i Santi.
In ebraico i nomi sono più diretti alla loro funzione, e nello stesso ordine dei cori sono: Haioth Akodesh (santità), Ophanim (che sbrogliano il caos), Aralim (conservano la forma della materia sottile), Hasmalim (assicurazioni la rappresentazione delle forme materiali), Seraphim (producono gli elementi), Malachim (producono il regno minerale), Elohim (producono il regno vegetale), Beni Elohim (producono il regno animale), Cherubim (presiedono alla creazione degli uomini e li conducono alla vita eterna), Ishim (danno agli uomini intelligenza e la comprensione delle cose divine).
Ma la cosa sorprendente, è che questi “approfondimenti” religiosi si trovano poi in “ambienti più laici” e molto distanti dall’ebraismo o dal cristianesimo, in tempi e luoghi.
Apollo (la Gloria) e le nove muse: Clio (la Storia), Urania (la Metafisica), Talia (la Commedia), Melpomene (la Tragedia), Polinnia (l’Eloquenza), Calliope (l’Epopea), Erato (la Poesia), Euterpe (la Musica) e Tersicore (la Danza). Rappresentano l’ideale supremo dell’arte, intesa come verità del Tutto, eterna magnificenza del divino.
La decade (nove più uno) che in India parte da Brahma e si manifesta in nove altre forme e potenze: Visnù, Shiva, Maia, Aum, … Ma anche i Celti, che introducono le “nove” figlie del loro Dio.
Da sempre, quindi, l’uomo ha percepito che l’innalzarsi all’assoluto ordine, alla più elevata verità, ha bisogno di un “campo” d’azione verso il quale si deve muovere per scollarsi dalle miserie del mondo.
Quel campo d’azione, per il cattolicesimo e l’ebraismo, è il campo delle Sephirot, i cori angelici. L’uomo può percorrere i sentieri che lo portano a “visitare” tutte le le Sephiroth per arrivare all’Assoluto.
Non con i Kalashnikov, però.
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