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Quel che so sui profughi, tra timori e accoglienza. E aforismi dei politici.

Profughi. Tema che in questi anni sta toccando il nostro Paese e l’intera Europa. Ma tema che sta anche entrando sempre più a diretto contatto con i Comuni, dopo che il Ministero dell’Interno, a metà Dicembre circa, ha fatto un accordo con l’ANCI, l’Associazione dei Comuni Italiani, perché questi si impegnino ad accogliere fino al 3 per mille di profughi nei loro territori.

Una bella questione, perché un conto è vedere i richiedenti asilo alla tv o leggere le storie (quasi sempre tristi) sui giornali. Un conto è quando tutto ti è vicino. Ed è qui che viene fuori la più varia umanità, dai cittadini ai politici. Qui di seguito, riporto quello che doveva essere il mio commento completo al tema dell’ordine del giorno del Consiglio Comunale di Sona del 1 marzo 2017, dove si trattava come agire a seguito dell’accordo Anci – Ministero. Un consiglio senza una delibera, dove tutti i consiglieri potevano dire la loro per costruirla assieme, e dove potevano parlare anche i cittadini.

Per leggere questo contenuto servono 3 minuti, e tra le frasi del mio commento ho inserito qualche aforisma degno di essere trascritto, emerso dai politici durante la discussione avvenuta nel Consiglio Comunale. Ho scoperto che questi ultimi – diciamo meglio, alcuni dei politici presenti – sono veri e propri extraterrestri.

Tra cuore e mente. Da qualche parte lì.

Quello dei migranti è un tema che non è facile e che ha bisogno di approfondimenti seri. Ma in definitiva l’unica domanda da porsi è: dove si colloca la lancetta tra l’accoglienza e la non accoglienza, tra il cuore – che vorrebbe aiutarli – e la mente – che pensa a scenari apocalittici?  Ben inteso, quando ci si riferisce a rifugiati e richiedenti asilo, non ci si riferisce ai clandestini. Ho talvolta l’impressione che tutto sia sinonimo: migrante = clandestino = irregolare = delinquente.

Un po’ come dire: italiano = pizza = mandolino = mafia. Fa un certo effetto, non c’è che dire. Quando ero in Australia per studiare, uno studente del luogo proprio così mi disse: “Ah, italiano, mafioso e mangia spaghetti”. Lo disse con il sorriso, ben inteso. Queste cose si dicono sempre con il sorriso, ma fanno un po’ male lo stesso, no?

Quindi, no, non parlo di clandestini. Chi commette un reato commette un reato, punto e basta. Chi evade evade, chi ruba ruba, chi uccide uccide, chi entra clandestinamente entra clandestinamente. E io sono per la legge, non per la sua violazione. Spero siano parole sufficientemente chiare. Pertanto un rifugiato per la guerra, oppure un minore richiedente asilo non accompagnato lasciato andare dai suoi genitori che si sono privati di tutto perché trovasse un futuro diverso oppure una donna (spesso minore) incinta perché pluri-stuprata durante il viaggio per un futuro diverso. Oppure un uomo che ha venduto tutto per mettersi in un barcone per chiedere aiuto altrove sperando di non annegare in mezzo al Mediterraneo.

  • Aforisma 1: Gioco di (il)logica.

“C’è la puzza della cava e quindi le leggi sono sbagliate. C’è la ludopatia, e quindi le leggi sono sbagliate. Ci sono i furti e quindi la legge è sbagliata. Ci sono i profughi e quindi la legge è sbagliata” (consigliere di minoranza). Istruzioni: se il gioco ti piace puoi iniziare con “Ci sono…” e poi finire con “e quindi le leggi sono sbagliate”. Scegli l’argomento. Vince chi ne dice di più.

Doppiette.

In tutto questo scenario sono arrivate minacce da parte di qualcuno. “Quando arrivano tiro fuori la doppietta”. Fermo restando che non ho ascoltato da parte dei consiglieri di minoranza una presa di posizione netta e chiara contro questa demenza, provo disgusto, ecco sì “disgusto” è la parola giusta, per aver sentito che qualcuno ha le doppiette pronte appena arriveranno queste persone. Per sparare a chi? A minori o a donne incinte stuprate che non hanno abortito e si tengono un figlio di cui non sanno chi sia il padre?

Mangia sta minestra o salta dalla finestra.

L’evoluzione sul tema dei migranti è stata rapida. Di recente, 14 dicembre, v’è stato l’accordo ANCI-Ministero per la gestione delle politiche migratorie. In data 5 gennaio 2017 il Ministro dell’Interno ha dato mandato ai Prefetti, con propria circolare, affinché, “a vista”, provvedessero a convocare i tavoli per l’Immigrazione per attivare quanto disposto nell’accordo nazionale, procedere ad un più equo riparto sul territorio dei migranti presenti inviandoli anche nei Comuni che sino ad oggi non li hanno accolti, attivare i bandi per i posti ulteriori che le quote fissate individuano.

Interessante la parte ove la circolare prevede che i Prefetti cerchino primariamente la collaborazione dei Sindaci e la concertazione con loro, per avere come obiettivo una più equa ripartizione sul territorio dei migranti. Ove i Sindaci non collaborino, i prefetti provvedano ad utilizzare gli altri poteri e strumenti che la legge offre loro per raggiungere gli obiettivi: cioè installare i CAS Centri di accoglienza straordinaria indipendentemente dai Sindaci.

Se il Comune aderisce allo SPRAR, invece, ovvero al modello di accoglienza del Servizio di protezione richiedenti asilo e rifugiati, otterrà la progressiva diminuzione della presenza di CAS – oppure la non installazione di CAS sul proprio territorio. Quindi, le scelte che il prefetto ci comunica per bocca del Ministro e del Governo sono due: CAS, senza un apparente limite di numero di rifugiati, o SPRAR con il limite del 3 per mille di rifugiati.

Tutto ciò è confermato dalle parole del prefetto di Verona Mulas, diretta emanazione del Ministero dell’Interno. Traggo da un articolo di veronasera.it del 15 dicembre 2016 il suo pensiero. Profughi? Accoglieteli o li imponiamo noi. “Se i comuni che non hanno ancora profughi non cominciano a collaborare, saremo noi ad imporci e ad inviarli, perchè tutti devono impegnarsi a fronteggiare questa emergenza che non accenna a finire”. Se non è un ultimatum, gli somiglia molto.

Equilibrio.

Le politiche migratorie e occupazionali per i cittadini stranieri sono regolate dalla legge Bossi-Fini (non la Bianco-Caltagirone…) cioè la legge numero 189 del 30 luglio 2002 (all’epoca rispettivamente ministro per le riforme istituzionali e vicepresidente del consiglio nel governo Berlusconi) che ha modificato e sostituito la precedente legge Turco-Napolitano (la numero 40 del 6 marzo 1998). Ho rilevato con una certa sorpresa e interesse che dal 30 luglio 2002 vi sono stati:

  • 7,5 anni di governo di Centro Destra (Lega-FI/PDL)
  • 6 anni di Centro Sinistra (PD+altri)
  • 1,5 di tecnici (Monti e altri)

Quindi quando da parte del partito X si dice che “le politiche migratorie sono tutte sbagliate e che se fossimo al governo allora sì che …” Beh, almeno si sappia che qualunque partito parli, al governo c’era stato per un periodo sufficientemente lungo per modificarle come voleva quelle politiche migratorie, ma non l’ha fatto. Si sa, un conto è parlare e un conto è fare. In genere chi parla così non sa fare. Ricordiamocelo alle prossime elezioni.

Ho cercato nel dettaglio gli interventi legislativi al contesto sull’immigrazione: sono due pagine fitte fitte se si prendono solo i titoli. Ci basti sapere che fino al 2016 si tratta di 45 interventi legislativi. Quarantacinque in 15 anni. Alla fine di tutta questa evoluzione normativa, in ogni caso, si arriva ad un punto fisso concordato da tutti i governi passati, di destra, di centro o di sinistra:

L’Italia gestisce il fenomeno dei flussi migratori da Paesi che non fanno parte dell’Unione europea attraverso politiche che coniugano l’accoglienza e l’integrazione con l’azione di contrasto all’immigrazione irregolare.

E la parola magica nascosta nella frase è “equilibrio”.  Equilibrio tra sapere che la migrazione esiste, ma deve anche esistere la protezione della mia gente. Dico mia perché il problema della signora Maria o del Signor Gino sono i miei in quanto sono loro rappresentante anche se non mi hanno eletto. Non importa: io devo comunque pensare a tutti, ascoltare tutti, cercare soluzioni per tutti. E devo trovare un equilibrio con i loro giusti timori.

E sapete perché? Perché noi tutti non possiamo controllare nulla di questo fenomeno. Con le doppiette certo no, concordiamo vero? Forse con i muri? Che facciamo, un muro attorno all’Hotel che ospita 90 di questi migranti e rifugiati e che ogni giorno vanno in bici nei paesi vicini?

Trovare equilibrio significa avere chiaro cosa si pensa per comprendere le diverse posizioni. È nostro dovere dare risposte senza sfumature: questo è quello che ci chiedono i cittadini, questo è essere Leader.

Altre frasi notevoli dal consiglio.

  • Aforisma 2: Se parlo vi influenzo.

“Se parlo vi influenzo, quindi non parlo” (consigliere di minoranza). Non preoccuparti, mi sono vaccinato ad Ottobre.

  • Aforisma 3:  Non parlo.

“Non parlo, perché voglio che parlino i cittadini” (consigliere di minoranza). Scusa, ma tu a quale categoria apparterresti? Così, per sapere.

  • Aforisma 4: E’ suo diritto stare in silenzio.

“E’ un suo sacrosanto diritto stare in silenzio” (consigliere di minoranza). Sì, ecco, meglio, sennò ci leviamo tutti i dubbi residui.

Né muri né frontiere aperte.

I cittadini stranieri entrati in modo irregolare in Italia sono accolti nei centri per l’immigrazione dove ricevono assistenza, vengono identificati e trattenuti in vista dell’espulsione oppure, nel caso di richiedenti protezione internazionale, per le procedure di accertamento dei relativi requisiti.

Queste strutture si dividono in centri di primo soccorso e accoglienza (Cpsa), centri di accoglienza (Cda), centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) e centri di identificazione ed espulsione (Cie).

In aggiunta ci sono i CAS Centri di Accoglienza Straordinaria.

Sono immaginati al fine di sopperire alla mancanza di posti nelle strutture ordinarie di accoglienza o nei servizi predisposti dagli enti locali, in caso di arrivi consistenti e ravvicinati di richiedenti.  Ad oggi costituiscono la modalità ordinaria di accoglienza. Tali strutture sono individuate dalle prefetture, in convenzione con cooperative, associazioni e strutture alberghiere, secondo le procedure di affidamento dei contratti pubblici, sentito l’ente locale nel cui territorio la struttura è situata. La permanenza dovrebbe essere limitata al tempo strettamente necessario al trasferimento del richiedente nelle strutture seconda accoglienza.

Parallelamente, si realizza nel nostro Paese un sistema di accoglienza che vede al centro la rete degli enti locali che realizzano progetti di ‘accoglienza integrata’ sul territorio: il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR).

Ed è sue questi due che dobbiamo decidere: con lo SPRAR sarà il Comune ad avere controllo della situazione e la sicurezza che il limite dei rifugiati sarà il 3 per mille abitanti. Con il CAS sarà il prefetto a localizzare e gestire il centro. Senza limite numerico.

  • Aforisma 5: Siamo per l’accoglienza. Altrove.

“Noi del partito XXX siamo per l’accoglienza nel nostro Paese. Per questo dobbiamo fare i centri in Algeria, anche in Libia li faremmo ma lì c’è la guerra” (ex consigliere). In geografia non ero forte ma sono nuove regioni del Sud Italia a statuto speciale? Non ricordo bene in questo momento…

Tra timore e accoglienza. Da qualche parte lì. Una proposta con equilibrio.

Ricapitolo: c’è giusto timore tra i cittadini, c’è da convivere con il fenomeno del rifugiati, c’è che Ministero e ANCI hanno fatto una accordo SPRAR o CAS ma con diversi margini di incertezza.

Ecco la mia personale proposta, non esente da critiche, ovviamente.

  1. non si parla di clandestini. Chi è clandestino deve essere riaccompagnato al luogo di origine
  2. prima di tutto nei paesi serve creare un contesto di maggior sicurezza, con più vigili e organizzazioni di controllo del vicinato
  3. un Comune da solo non ce la fa, perché gli sforzi sono tanti e quindi serve mettersi assieme tra più comuni per condividere
  4. serve avere l’aiuto delle associazioni, delle Parrocchie, dei gruppi che hanno qualcosa da dire e da dare per il fenomeno
  5. serve avere un numero equilibrato di richiedenti asilo, in comunità non grandi
  6. serve parlare ai cittadini, ascoltando e ascoltando

Quale la scelta migliore? tentare di capire se si può fare lo SPRAR condiviso tra Comuni. Altrimenti? Difficile se non impossibile che un Comune da solo possa far fronte a tutti gli sforzi che prevede lo SPRAR. A questo punto che farà il Prefetto?

Il tema è complesso, ma se ognuno dice la propria idea, senza tirar fuori le doppiette, magari raggiungiamo una soluzione. E se si ha timore, paura o altro è legittimo dirlo. Ascoltare è il primo comandamento per un politico. Far finta di ascoltare, invece, è lo sport più praticato in Italia.

  • Aforisma 6: Gruppo di lavoro.

“Il problema è complesso, alle vostre commissioni non partecipo, facciamo un gruppo di lavoro” (consigliere di minoranza). Decido di non decidere e di far decidere chi dovrà decidere. Wow, sei un tipo decisamente deciso.

  • Aforisma 7: Non partecipo

“E’ mio diritto non partecipare alle vostre commissioni che non servono a nulla” (consigliere di minoranza). Tranquillo, tu sei stato eletto per stare a casa. I tuoi elettori lo sanno.

immagine tratta da http://www.salernonews24.it/visione-azione-la-magia-dellallineamento/
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